Certamente un influencer con elevata notorietà e un nutrito numero di followers sarà in grado di supportare un marchio con efficacia. Ma è anche vero che mano a mano che la fanbase aumenta l’engagement diminuisce, così come pare diminuisca la fiducia degli utenti che lo seguono.

Quindi, come fare se il nostro obiettivo è instaurare un dialogo duraturo con il nostro target? Per questo ci rivolgiamo ad un'altra figura, quella del micro influencer. Con un modesto numero di followers, i micro influencer raccontano le proprie passioni in modo disinteressato ad un pubblico interessato e fidelizzato, con la conseguenza di avere un engagement più elevato rispetto ai big. Si stima che i tassi di coinvolgimento delle campagne con micro influencer siano superiori del 60% rispetto a quelle gestite con audience più ampi, e 6,7 volte più efficienti e convenienti. Un tris di elementi – engagement, trust e convenienza – che li rende perfetti se l’obiettivo del brand è quello di costruire un rapporto virtuoso nel tempo.

Avete notato che i brand stanno scegliendo sempre più testimonial senior? Prendiamo ad esempio la presentazione della collezione PE 2019 di Dolce Gabbana a Milano, che ha visto sfilare una elegantissima Monica Bellucci, seguita da altre icone femminili, come Isabella Rossellini; o di Reebok, che ha scelto l’81enne Wang Deshung per la sua campagna Be more Human.

Ed effettivamente, se ci pensiamo, il target più alto spendente, a differenza dei Millennials e della più giovane Generazione Z, sono proprio loro: gli Ageless Adventures, over 65enni che guardano con occhio positivo l’invecchiamento, come un viaggio di opportunità illimitate e di crescita personale.

E proprio loro saranno portatori di un cambiamento progressivo nel mondo della pubblicità: si apriranno nuovi scenari e si dovranno adottare nuovi linguaggi, soprattutto su Facebook, sempre più popolato da questo target. Ci dovremo evolvere per riuscire a comunicare con questi senior, perché pare che non abbiano intenzione di fermarsi.

E noi siamo pronti a cogliere tutte le opportunità che essi ci possono dare.

Giovedì, 20 Settembre 2018 10:46

Stai usando l’hashtag giusto?

La trasformazione del cancelletto in link attivi che i social network permettono di ottenere, porta alla creazione di topic che possono diventare un trend interessante e capace di attirare community attorno a sé. Proprio per questa grande possibilità offerta, utilizzarli senza criterio può essere un’occasione persa.

Per creare hashtag immediatamente riconoscibili legati al brand, che siano coinvolgenti e convincenti, consigliamo di tenere in mente principi di base utili per sfruttare al meglio tutte le potenzialità delle parole precedute dal famoso simbolo 

  • Cerca di creare hashtag brevi e semplici;
  • Sì ai neologismi;
  • Sfrutta le tendenze;
  • Crea degli hashtag caratterizzanti per il tuo brand e utilizzali su tutti i tuoi canali;
  • Utilizzali durante le dirette e nei video.

 E buon hashtag marketing a tutti!

La trasparenza è il must have che dovrebbe accompagnare tutte le attività digitali di un brand e l’attività degli influencer non ne è esclusa.

La tendenza è quella di portare chiarezza sulla forza dirompente di blog, vlog e la diffusione di video e foto da parte di personaggi capaci di spostare le scelte di comportamento e di acquisto dei propri follower. L’Autorità Antitrust stessa con la lettera Moral Suasion ha sollevato la stringente necessità di regolamentazione di tale pratica pubblicitaria.

Tutti i contenuti pubblicati da influencer con scopo commerciale dovrebbero contenere hastag quali #avertising, #pubblicità, #sponsorizzato, #inserzioneapagamento, #prodottofornitoda e il tag del brand.

È proprio necessario?

Crediamo di sì, dato che, un’indagine condotta da Twitter, riferisce che il 40% degli utenti afferma di aver comprato un prodotto o un servizio dopo averlo visto usare e promuovere da un influencer. Ecco quindi che l’influnecer può avere un peso più alto rispetto ad altre azioni digitali e dovrebbe dichiarare l’origine della sua azione. 

Quelli che potremmo definire i protagonisti di un passaparola 2.0 hanno l’interesse dicostruire un web chiaro e pulito, dove i post spontanei di promozione verso un brand sono una cosa, gli spot remunerati un’altra. 

Contribuendo così a rafforzare i legami di fiducia tra influencer, consumatori e brand.

 

 

Giovedì, 12 Luglio 2018 09:55

Stories: perché i brand dovrebbero usarle

Il brand nelle stories diventa più umano. Superata la barriera delle news feed dove si creano post destinati a durare, le Instagram stories offrono una pratica di influencer marketing che abbattono le barriere con l’utente.

Molti i vantaggi di inserire l’utilizzo delle storie nella propria campagna:

-       Permettono maggior spontaneità, conferendo un’immagine di trasparenza del brand che mostra retroscena, persone e situazioni vere.

-       Favoriscono l’interattività e la partecipazione della community del brand in determinati contesti.

-       Attraverso il lifetelling di influencer coerenti con in brand (vedi il nostro post https://www.goodwillpr.it/it/blog/item/23576-ad-ogni-brand-il-suo-influencer.html) possono: aumentare i follower, incrementare le interazioni e stimolare il social buzz.

Da una parte la durata limitata insita nella natura stessa delle stories dà all’utente l’urgenza di visualizzazione, dall’altra il voyueristico interesse verso la vita e i retroscena di persone note, rendono sempre in crescita l’utilizzo impattante nella quotidianità degli utenti e aiutano l'amplificazione del brand.

Il testimonial scelto da un brand per una campagna rappresenta il classico principio one to many: l’azienda sceglie il personaggio e il consumatore si trova di fronte a una situazione univoca.

 

La forza dell’influencer marketing, invece, è quella di far incrociare sia la scelta del brand che individua il personaggio giusto a cui affidare sui social il proprio prodotto o servizio, sia quella dell’utente che liberamente sceglie di andare sul suo canale.

 

Il grande coinvolgimento che ha fatto incontrare il consumatore e il nostro brand è la potenza vitale che garantiscono affinità al prodotto e al target e, quindi, il successo della nostra operazione di marketing.

 

La dinamica di voyeurismo rappresentata dalla vita vera dell’influencer, della sua realtà domestica e delle sue scelte quotidiane assicura particolare efficacia in determinati settori merceologici. Il mondo del food e dell’interior design, per esempio, sono assolutamente pertinenti a tale scopo, dato che il testimonial esperto fornisce risposte immediate ad utenti che cercano ispirazione e rassicurazione.

Mercoledì, 06 Giugno 2018 10:00

Una questione (anche) di tono

Sapere chi sei e sapere come raccontare il tuo brand con il linguaggio corretto è uno dei passaggi chiave nella stesura di una copy strategy efficace. 

L’articolazione dei diversi aspetti dell’azione di comunicazione che si vuole intraprendere deve considerare sempre di:

- far emergere il vantaggio che il servizio o il prodotto garantisce;

- argomentare razionalmente tali benefici con credibilità, evidenziando la reason why;

- definire e conoscere la propria community, circoscrivendo il target.

Sottovalutato e dimenticato troppo spesso, il tone of voice non rappresenta solo la modalità espressiva di una copy strategy. È anche l’identità, rappresenta una delle sfaccettature della personalità di un brand. Il modo di porsi agli interlocutori sarà quindi autorevole, amichevole, rassicurante, spiritoso, ironico secondo gli obiettiv preposti. Per colpire, emozionare o convincere.

Quindi, come sempre, pensa (e molto) prima di parlare.

Disegnare l’azienda includendo l’ottica social nelle proprie strategie. Non è solo il prossimo futuro, per molti brand è già una realtà.

Lo sforzo di presidiare i canali necessari per ottenere visibilità è quello che potremmo definire ormai come “il minimo indispensabile” per considerare social una realtà.

Bisogna riorganizzare l’azienda per dialogare direttamente con le persone, rovesciando il monolitico concetto one to many.

I social media, infatti, possono (e ormai devono) essere utilizzati per fare customer service, per la parte di vendite o per le risorse umane:

- Gli utenti utilizzano la messaggistica per porre domande alle aziende, segnalare informazioni, per dare feedback o prendere appuntamenti. Il social messaging è in espansione crescente, tanto da aver già superato l’utilizzo dei social media, se pensiamo che solo Facebook Messenger ha più di 1.3 miliari di utenti attivi ogni mese e i chatbot stanno diventando la normalità.

- Tramite Facebook si può ricreare un sistema di social selling dialogando direttamente con i propri clienti e saltando passaggi di intermediari che rallentano il sistema e allontanano i brand dai clienti. Altro vantaggio è l’aumento del margine di guadagno.

- Anche il social recruiting è in espansione, una modalità interattiva che va dal contatto alla valutazione del candidato, ma anche un’interessante possibilità di fare employer branding digitale, rendendo un’azienda appetibile per candidati qualificati attratti dalla comunicazione fatta da chi ci lavora.

I social come nuova cultura aziendale, cuore pulsante del business design del vostro brand. Pronti per la vostra social brand revolution?

Giovedì, 17 Maggio 2018 13:54

Ad ogni brand il suo influencer

I famosi dello star system, gli opinion leader o i blogger di settore?

L’analisi iniziale per capire quale personaggio coinvolgere parte dall’identificazione con i valori del proprio brand. È necessaria un’immedesimazione autentica affinché le azioni social che intraprenderà sui suoi canali siano spontanee e credibili.

Secondo la nostra esperienza nella fase embrionale di un progetto di influencer marketing non è sufficiente partire dal pur verissimo presupposto che un influencer non vale l’altro. È fondamentale avere ben chiari gli obiettivi e il concept. Voglio ottenere delle vendite? Voglio creare engagement? O solo promuovere un nuovo prodotto?

È necessario dare un’anima a quello che voglio raccontaree, anche in base a questa, procedere con la selezione dell’influencer corretto. Che deve ricevere un brief preciso ed esaustivo del progetto.

In fase di identificazione occorre valutare:

- la reputation coerente e potente dell’influencer

- l’autorevolezza

- le competenze e la reale preparazione di settore

- la community che ha creato attorno a sé, quanto è vasta e le relazioni che ha stabilito

- la sua reale capacità di influenzare e stimolare la rete

Perché come dice il detto, chi ben comincia è a metà dell’opera!

Giovedì, 10 Maggio 2018 13:32

Cibus 2018: il futuro del food

In questi giorni di lavoro al Salone Internazionale dell’alimentazione di Parma non abbiamo solo analizzato lo stato dell’arte del mercato del cibo e dei nuovi format che vi si stanno affacciando, ma ci siamo lasciati coinvolgere dalla suggestione dei colori e dei sapori di tendenza e dal cambiamento di modalità di consumo delle persone.

Non solo food e beverage, quindi, ma ciò che saremo e come ci comporteremo nei prossimi anni.

Le abitudini della società da un lato spingono ad una snackizzazione del mercato, che convive però con una richiesta di salutismo e biologico sempre più incalzante.

Talk e dibattiti su questi scenari del settore agroalimentare, la giura di esperti Food & Retail pronta a selezionare alcune novità di prodotto esposte nell’area “Innovation Corner” hanno confermato Cibus come il Salone punto di riferimento senza confini per l’alimentazione.

Per noi è un piacere constatare che i trend gastronomici si orientano sempre di più su uno stile di vita focalizzato su salute e benessere, tematiche che da anni seguiamo da vicino.

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