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Giovedì, 06 Giugno 2019 12:09

I cookies abdicano in favore del contenuto?

Il targeting comportamentale, tecnica usata da editori digitali e inserzionisti per aumentare l’efficacia di una campagna pubblicitaria, raccoglie, attraverso i celebri cookies, i dati sul comportamento e le preferenze degli utenti online usandoli per profilarli e sottoporli a pubblicità personalizzate. Questa strategia è stata la forza dominante nella pubblicità digitale degli ultimi anni, ma sembra non avere più futuro.

I dati di un recente studio sull’impatto della pubblicità comportamentale sui ricavi degli editori online dimostrano infatti che questi banner che ‘inseguono’ gli utenti nel web potrebbero non essere così efficaci.

Lo studio, dopo aver monitorato milioni di transazioni pubblicitarie di una grande azienda statunitense nel corso di una settimana, conclude che gli editori che abilitano i cookies ottengono solo il 4% in più di entrate rispetto a chi non lo fa, che tradotto significa un guadagno di 0,00008 dollari per banner.

Tutto questo, insieme ai recenti impedimenti normativi sulla protezione dei dati (GDPR 2018) e il proliferare di programmi che bloccano le pubblicità (solo in America dall’inizio dell’anno 75 milioni di utenti hanno abilitato gli ad blocker) ci fa ben pensare che è opportuno un ridimensionamento delle tecniche pubblicitarie digitali e che editori e creatori di contenuti dovrebbero evolvere e abbracciare il concetto: content is king.

I consumatori dopotutto vogliono contenuti personalizzati, tempestivi e con un valore aggiunto, e non campagne pubblicitarie aggressive che li seguono ovunque.

Il content marketing sostituisce l’annuncio tradizionale con contenuti che funzionano e attirano più facilmente l’attenzione degli utenti, il messaggio dell’inserzionista dovrà quindi essere accurato, informativo, semplice, divertente ed interattivo.

 

Published in Goodwill News

I video hanno sempre rappresentato uno strumento d’impatto nella comunicazione aziendale: ma come sono cambiati nel corso del tempo? Lontani da quelli che erano spot pubblicitari che sollecitavano un consumatore passivo, oggi, grazie anche all’avvento dei social media, i video hanno assunto un nuovo ruolo.

I consumatori sono consapevoli, esigenti e ricercano trasparenza: ecco che allora diviene fondamentale per il brand far conoscere la sua vera anima, i valori, le caratteristiche dei prodotti e le fasi della filiera. E non c’è strumento migliore per raccontare tutti questi aspetti se non il video storytelling.

Il video riesce a comunicare un concetto con immediatezza, contribuendo alla costruzione di una relazione di fiducia tra consumatore e brand, che sta alla base di qualunque processo di conversione e vendita.

È inoltre dimostrato che il cervello umano elabora le informazioni visive 60 mila volte più velocemente delle parole e che una campagna basata sui video è in grado di aumentare di ben 6 volte le conversioni e fino al 512% il coinvolgimento degli utenti.

Quindi, cosa stiamo aspettando?

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